Il Mito di Aristofane o dell’Androgino. Conferenza della filologa Paola Radici Colace

Il Mito di Aristofane o dell’Androgino. Conferenza della filologa Paola Radici Colace

Continuano gli appassionanti incontri con il “sapere dal gusto antico” organizzati al MArRC in collaborazione con il Centro Internazionale Scrittori della Calabria. L’appuntamento è giovedì 16 gennaio 2020, alle ore 17.30, in Sala Conferenze, con Paola Radici Colace, docente di Filologia classica all’Università degli Studi di Messina, presidente onorario del CIS e responsabile della Sezione Teatro, che intratterrà piacevolmente il pubblico su “Il mito di Aristofane o dell’androgino”.

Si tratta del quarto incontro per il Ciclo “Mito ed ermeneutica filosofica in Platone: dal mito della caverna al mito di Atlantide”.

Introdurranno: il direttore del Museo, Carmelo Malacrino, e la presidente del CIS, Loreley Rosita Borruto.

«Nel dialogo “Il Simposio” di Platone – spiega Radici Colace – prende la parola tra i commensali il commediografo Aristofane, per esprimere la sua opinione sull’amore, su Eros e la sua natura, tema dell’incontro. Nei momenti iniziali della creazione, l’essere umano era androgino, maschio e femmina insieme. Invidioso del suo vigore eccezionale e della sua esuberante completezza, per indebolirlo, Zeus lo spaccò in due: da Uno se ne formarono Due. Da allora – continua la studiosa –  queste parti divise a metà, “lacerate”, “scisse”, “tagliate” dalla ferita inflitta dagli dei, di cui è perpetuo ricordo l’ombelico, si cercano disperatamente per ricomporre l’Uno, spinte dal rimpianto dell’originaria perfezione, dalla nostalgia verso quel tempo di pienezza in cui non mancava nulla, dal desiderio struggente di quella completezza originaria». L’archetipo dell’androgino, dunque,  è «destinato a percorrere l’immaginario occidentale come un “fantasma sessuale” o “asessuato”». Con l’ausilio di video-proiezioni, Radici Colace ne rintraccerà la presenza nella storia dell’arte e della letteratura, in una ricerca inappagata di trovare “l’altra metà della mela” (o, come chiarisce la filologa, per usare l’espressione di Aristofane, “l’altra metà della sogliola”).